
Nonostante la crisi che come un macigno pesa sulle nostre spalle, ci sono dei momenti irrinunciabili durante i quali come per magia i problemi passano in secondo piano.
La Vara di anche quest'anno, come avviene oramai da mezzo millennio, il 15 agosto sarà in mezzo le strade di Messina, trainata da oltre 1500 persone che vestite di bianco e a piedi scalzi tirano le lunghe gomene (corde marinare) al grido di W Maria W A Matri Assunta, per portare la Vara da piazza Castronovo fino a piazza Duomo. Tante, tantissime sono le persone provenienti da ogni parte del nostro tanto amato quanto bistrattato globo che gioiscono, piangono, pregrano, corrono dietro l'imponente carro votivo e osannano la Mamma Celeste che da Lassù ci sorride e ci protegge. La Vara è un mix inimmaginabile di emozioni, sensazioni e riti che difficilmente possono essere capiti se non vissuti di presenza.
L'aspetto pirotecnico non è affatto secondario nella manifestazione, anzi la città di Messina può vantare un primato che non tutti conoscono, infatti i primi apparati festivi e le prime macchine pirotecniche furono progettate proprio per le feste del cerimoniale agostano già a partire da fine Rinascimento. I fuochisti venivano chiamati in dialetto "castiddari", cioè coloro che costruivano castelli o strutture pirotecniche per i vari eventi religiosi della città. Da sempre i fuochi pirotecnici caratterizzano questa meravigliosa e quantomai unica festa. Agli inizi del '900 si annovera nel programma pirotecnico la presenza di grandissimi fuochisti provenienti da tutta Italia come i maestri abruzzesi Boiocchi, il che era ulteriore motivo di vanto e grande interesse verso quest'evento.